Va bene il mare, va benissimo il rafting nei canyon, ma è il momento di parlare di cose serie: come ci si riempie lo stomaco in Albania? O meglio, quali sono i cibi e i piatti da provare assolutamente prima di lasciare il Paese delle Aquile?
Ripropongo per i nuovi lettori il dramma dei jeans (elasticizzati) che, dopo cinque giorni a spasso per l’Albania, rifiutarono di stare abbottonati e resero il volo di ritorno abbastanza scomodo e imbarazzante.
Perché in Albania si mangia tanto, e si mangia bene.
Ecco quindi una breve lista delle pietanze che, intolleranze e restrizioni alimentari permettendo, a mio sindacabile parere vale la pena provare nei ristoranti albanesi.
Un tripudio di verdure, gjize (una sorta di ricotta salata) e a volte carne. È uno sfizioso antipasto quando è servito freddo ed un gustoso secondo quando è caldo e cotto al forno.
Letteralmente “teglia” (tave) di yogurt (kosi). È una pietanza caldissima e soffice, cotta in forno all’interno di una ciotola in terracotta, che tra i suoi ingredienti comprende naturalmente lo yogurt, il burro, le uova e la carne.
In linea generale, mangiare verdure crude in Albania è un’esperienza mistica. I cetrioli hanno un sapore che in Italia non avevo mai provato, i pomodori sono succosi e dolci, persino la lattuga non sa solo di acqua. Solitamente i ristoranti propongono l’insalata semplice, o fshati (di campagna), che è quella che in Italia chiamiamo insalata greca ma senza il formaggio.
Chi ama la carne non rischierà di morire di fame. Ce n’è di ogni tipo e animale, ma la versione più comune – anche perché è insieme piatto da ristorante e cibo da street food – sono le qofte, lunghi parallelepipedi cotti alla griglia di carne tritata e speziata.
Uno dei motivi per cui non riesco a lasciare troppo a lungo l’Albania è il byrek. Anche in questo caso può essere mangiato sia nei ristoranti (e in quel caso si chiama lakror) che come street food, acquistandolo per pochi lek nei byrektore o nelle panetterie.
Si tratta di una torta salata a base di pasta fillo e riempita di diversi ingredienti; la versione che preferisco è quella agli spinaci, ma devo ammettere che anche uova e latte è una combo esplosiva.
Enormi peperoni ripieni di gjize rovente o di riso e carne, una pietanza che a me ricorda la cucina di una prozia (non a caso di origini arbereshe) e che nello stomaco hanno la leggerezza di un mattone in cemento. Non riesco comunque mai a non ordinarli.
Passiamo ai dolci. Il kadaif è un involtino di “spaghettini” di frumento, spesso ripieno di noci e sempre ricoperto di litri di sciroppo zuccherino. Delizioso con il caffè o con una tazza di tè, ricorda un po’ il sapore del bakllava ma ha una consistenza molto diversa.
Sofficissimo dolce di origine spagnola a base di latte e coperto di caramello. Non tutti i ristoranti lo propongono, ma lo si può acquistare in pasticceria in comode monoporzioni. Affondare il cucchiaino nel trilece dà una soddisfazione simile a quella che si ottiene dal taglio di una mozzarella particolarmente morbida.
Ci sono moltissimi altri piatti che meritano un assaggio, a partire da quelli a base di pesce nelle località di mare, ma quelli che ho scelto per questo elenco sono i miei go-to quando mangio fuori casa a Tirana.
Prossimamente mi occuperò di cose serie, cioè di alcol.
Ho un’amica albanese e quando andammo in Grecia le pareva di essere un po’ a casa, lo stesso diceva di certi paesi arabi.
Aveva ricette buonissime. 🙂
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