Non andavo al mare da due anni. In questo mondo al contrario in cui vengo da una città di montagna e vivo vicino al mare, le mie ferie estive spesso comprendono esosi voli aerei per l’Italia e qualche settimana da trascorrere boccheggiando in riva al Po.
Però quest’anno il mio più caro (e antico) amico ha deciso di farmi visita per una settimana, quindi preparati gli zaini e prenotato l’hotel, siamo partiti in auto alla volta di Valona.
La struttura alberghiera in cui abbiamo soggiornato è nuova, a pochi passi dal mare, ha prezzi vantaggiosi e la stanza era dotata anche di una cucina: per trenta euro a notte, offrono un monolocale completo per quattro persone.
Dopo una cena abbondante (che comprendeva le migliori linguine ai frutti di mare che abbia mai mangiato) in una taverna sulla strada tra Vlora e Radhime, io ed il mio compagno di viaggio ci siamo ritirati in camera – non abbiamo più vent’anni, la vita notturna non è roba per noi.
Il secondo giorno, appurato che un vento inaspettato aveva riempito l’intero golfo di alghe, ci siamo diretti a Zvërnec, un’isoletta a nord di Vlora che ospita uno splendido monastero ortodosso del XIII – XIV sec.
La vegetazione che la ricopre è unica per la zona: gli alti alberi la rendono molto diversa dalla costa, dove impera la macchia mediterranea. L’isola è raggiungibile a piedi attraverso un lungo ponte ligneo e può essere visitata attraverso due sentieri, uno dei quali (quello che segue la costa) conduce ad una chiesetta abbandonata che fa un po’ “prima stagione di True Detective“.
Consiglio spassionato: meglio indossare scarpe chiuse durante l’esplorazione dei dintorni. Le mie Birkenstock, per quanto comode, poco hanno potuto contro i rovi che hanno martoriato le mie estremità inferiori.
Terminato il giro ed accese un paio di candele nel monastero della Dormizione di Santa Maria, che contiene riproduzioni di icone ed un crocifisso antico.
Risaliti in auto, abbiamo deciso di aggirare le alghe svalicando il passo di Llogara, nella speranza di riuscire a fare almeno un pediluvio nelle splendide acque ioniche.
La strada tra Vlora e Palasë, la nostra destinazione appena oltre la penisola di Orikum, segue quella che, si dice, fu costruita dai fascisti italiani seguendo il percorso di un asino che forse era un mulo, non ricordo.
Si sale sulla montagna, nel nostro caso fin tra le nuvole, per poi scendere non troppo dolcemente verso la costa.
Nonostante il vento ed i cavalloni, e a prescindere dall’orrendo complesso turistico in costruzione a pochi metri dalla spiaggia, il mare era finalmente quello che il mio ospite si aspettava.
Con 400 lek (poco più di 3 euro) abbiamo affittato due sdraio ed una sorta di baldacchino: i prezzi, almeno in quella zona, sono rimasti grossomodo uguali a quelli di quattro estati fa, quando per la prima volta feci le ferie in Albania.
Dopo un pomeriggio di lunghi pisolini ed occasionali nuotate ci siamo rimessi in auto, destinazione Vlora e poi Tirana.
Dal lungomare si vedeva una grande struttura illuminata che occhieggiava dall’altrimenti buia montagna: si trattava di Kaninë, piccolo insediamento che ospita un castello del III sec. che non abbiamo visitato, in parte per il buio ed in parte perché i nostri capienti stomaci reclamavano nutrimento.
La vista sul golfo era mozzafiato.
Abbiamo cenato nel ristorante Shpella e Fikut, una grande struttura costruita tra le rocce.
Come da copione, abbiamo ordinato troppo. Consiglio caldamente il “trio di byrek”, che dovrebbe essere un antipasto ma potrebbe tranquillamente servire da portata principale.
Siamo tornati verso l’albergo, pieni e felici, portando con noi un litro e mezzo di dhallë fresco, una bevanda rinfrescante a base di yogurt diluito e salato che di solito si sorseggia scofanandosi un byrek, per aiutarlo a scendere.

Foto brutta causa fame incontrollata
Al termine di questa breve vacanza, fortunatamente priva di esperienze negative, mi sento di consigliare Vlora come base per esplorazioni dei dintorni: il nuovo lungomare è bello e piacevole da percorrere, le strutture di accoglienza hanno un buon rapporto qualità-prezzo e al Bar Motta, sul lungomare, è possibile trovare delle brioche così simili a quelle italiane da farmi quasi commuovere.
Un pensiero su “Fotoracconto: due giorni a Vlora”